Nel 1928, a Parigi, la ballerina, coreografa e mecenate russa Ida Rubinstein (Jeanne Balibar) commissiona a Maurice Ravel (Raphaël Personnaz) la musica per il suo prossimo balletto. In preda a una crisi d’ispirazione, il compositore ripercorre la sua vita e si dedica alla creazione di un capolavoro universale: il Bolero.

Attrice, sceneggiatrice e regista lussemburghese, Anne Fontaine si è fatta notare dietro la macchina da presa con opere raffinate e spesso di fine gusto letterario come Nathalie… (2003), Coco avant Chanel (2009), Gemma Bovery (2014) e Agnus Dei (2016). Autrice sempre attenta al conflitto tra personaggi e ambiente che li circondano, Fontaine mette spesso al centro delle proprie storie la tensione psicologica, per andare a indagare i risvolti inaspettati che si nascondono dietro l’apparenza. «Cerco di lavorare sul lato oscuro dei miei personaggi, in un certo senso freudiano, chiedendomi: “Quali sono le cose di loro stessi di cui non sono consapevoli?” Tutte le mie storie hanno un elemento di crudeltà». Al centro di Bolero c’è tutto il fascino della creazione artistica, intesa come ispirazione nella sua forma più pura e come dilaniante ossessione capace di esaltare le fragilità individuali. Un uomo (Ravel) e tre donne (Ida Rubinstein, Misia Sert e Marguerite Long), in un ritratto tra luci e ombre tra i salotti artistici parigini illuminato dalla musica e dalla danza, che porta in scena la genesi di una delle opere musicali più celebri e influenti della storia. Fotografia, scenografie e costumi di gran classe contribuiscono in maniera determinante a rendere l’aria dell’epoca. Grande prova dell’attore francese di cinema e teatro Raphaël Personnaz, ma giocano un ruolo fondamentale anche Jeanne Balibar, Doria Tillier ed Emmanuelle Devos. Presentato in anteprima internazionale alla 53ª edizione dell’International Film Festival Rotterdam.